Tratta delle nigeriane, retata partita dalla denuncia di "On the road"

MARTINSICURO – I carabinieri del Ros dell’Aquila hanno eseguito, in Abruzzo e altre regioni, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di sei indagati per associazione a delinquere finalizzata alla tratta di essere umani, riduzione in schiavitù, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e sfruttamento della prostituzione. L’inchiesta che ha portato agli arresti era partita da Teramo che, poi, per competenza di materia, l’ha trasferita alla Distrettuale dell’Aquila. Al centro delle indagini del Ros c’è un sodalizio transnazionale di matrice nigeriana, dedito allo sfruttamento sessuale di connazionali ridotte in schiavitù, col ricorso a violenze, riti esoterici e minacce ai familiari nel paese d’origine. Nel corso dell’operazione, denominata ‘Sahel 2’, i militari dell’Arma hanno documentato anche interruzioni di gravidanza imposte alle vittime, nonchè la regolarizzazione di alcuni affiliati mediante matrimoni fittizi. I provvedimenti, emessi dal Gip del Tribunale dell’Aquila su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, scaturiscono da una segnalazione dell’associazione "On The Road", per ottenere un permesso di soggiorno per motivi umanitari per una nigeriana, Lilian Solomon, vittima di grave sfruttamento sessuale da parte di due connazionali. Le attività investigative, inizialmente condotte dalla Polizia di Stato di Teramo e successivamente delegate al Raggruppamento, in quando naturale prosecuzione della precedente indagine "Sahel", hanno consentito di individuare un sodalizio transnazionale di matrice nigeriana, articolato in cellule strutturate su base familiare ed attivo in diverse località abruzzesi e lombarde nello sfruttamento di giovani connazionali, fatte giungere dalla Nigeria secondo un consolidato meccanismo di reclutamento ed assoggettamento psicologico. Le indagini hanno documentato che le vittime venivano sottoposte ad una sorta di giuramento (un rito magico del tipo Woodoo) con cui si impegnano a restituire all’organizzazione la somma di denaro utilizzata per il viaggio in Italia con i profitti dell’attività "lavorativa" gestita dall’organizzazione. Una volta avviate alla prostituzione, inoltre, le ragazze corrispondevano alla ‘madame’, oltre alla quota destinata a saldare il debito contratto, le spese di alloggio e di vitto, nonchè quelle per l’uso  del tratto di marciapiede dove si prostituivano. Per controllarle, la banda le sottoponeva in
maniera sistematica a intimidazioni e violenze culminati, nel caso della 23enne Lilian Solomon, con l’interruzione di una gravidanza, con medicinali ed alcool. Il fatto è accaduto in Lombardia. Subito dopo la ragazza è stata condotta in provincia di Teramo per prostituirsi lungo la Bonifica del Tronto, malgrado fosse affetta da un tumore che ne ha successivamente causato la morte. Le indagini hanno documentato infine l’utilizzo, per gli spostamenti delle vittime, di un italiano, in possesso di regolare licenza per il trasporto pubblico di piazza. Proprio sulla vicenda di Lilian l’Associazione di Martinsicuro si è spesa parecchio, istituendo anche un fondo di solidarietà per la sua famiglia che vive in povertà in Nigeria.